1.6.12

Territorio

La storia e il confine

Nel I secolo avanti Cristo i Romani fecero costruire la via Regina o Regia, cioè principale o – diremmo oggi – statale, dal “municipium” di Como fino a Sorico, continuando poi a nord con la via Francisca (cioè franca o sicura), com’era chiamata la continuazione lungo il  piano di Chiavenna, costeggiando il versante destro della valle. A Chiavenna l’itinerario si biforcava: uno saliva verso nord fino al passo dello Spluga (m 2117), giungendo a Coira (Curia Rhaetorum); l’altro raggiungeva la stessa località percorrendo la val Bregaglia fino a Casaccia, dove inforcava la val Maroz fino al passo del Settimo, da cui scendeva a Bivio e Tiefencastel, puntando verso Coira. Ambedue gli itinerari sono ricordati da carte medievali, ma copie di precedenti stradali romani: precisamente la Tabula Peutingeriana riporta le località Clavenna, Tarvessede e Cunu aureu (Spluga), mentre l’Itinerarium Antonini registra lungo la Bregaglia “Murus”, cioè la Müraja di Promontogno, probabile antica zona di confine.

La strada lungo la Bregaglia, ampliata nel XIV secolo per permettere il passaggio di
piccoli carri, fu, tra le due strade, quella più percorsa, finché sul finire del ’400 non fu
riattato il tratto lungo la via Mala in territorio grigione, attirando verso lo Spluga i grandi
traffici internazionali.

Nel 960 durante il Feudalesimo l’imperatore Ottone I assegnava il territorio a valle della
Bregaglia al vescovo-conte di Como e quello a monte al vescovo-conte di Coira. Il
confine, conme si è anticipato, fu fissato probabilmente alla Müraja, alle spalle di
Promontogno, nel punto naturalmente più stretto della valle, avendo a sud un dosso fortificato fin da epoca remota, come dicono i numerosi reperti di quell’età ivi
rinvenuti, una poderosa muraglia di sbarramento e una massiccia torre. Non è un caso
che la Müraja divida ancor oggi la Bregaglia svizzera in Sopraporta e Sottoporta, nei cui
territori si notano differenze fonetiche nel dialetto e dove il fiume Maira, com’è detto a
monte, prende il nome italiano di Mera.

Fosse alla Müraja o fosse poco più a valle, a Castasegna, dov’è oggi, si tratta comunque
di un confine singolare, anche se non infrequente nell’antichità, non coincidendo con il
crinale del monte, nel nostro caso con il passo del Maloja. Il confine fu confermato nel
1335, quando il territorio a sud passò dal vescovo di Como ai Visconti di Milano, mentre
a nord si afferma la repubblica delle Tre Leghe o dei Grigioni, nata dall’unione di leghe
diverse, aventi come capoluoghi Ilanz, Coira e Davos. I Grigioni, così costituiti di fatto,
anche se non ancora ufficialmente, conquisteranno nel 1512 la Valchiavenna e la
Valtellina strappandola ai Francesi che un dodicennio prima, con la sconfitta di Ludovico
il Moro, le avevano tolte agli Sforza di Milano. La sudditanza grigione si protrasse fino al
1797, quando Napoleone unì le due valli alla Repubblica Cisalpina. I Grigioni nel 1804
entrarono nella Confederazione Svizzera come cantone.

Nonostante l’appartenenza a signori e a stati diversi, le due parti della val Bregaglia
hanno sempre continuato a intrattenere fra loro rapporti umani e sociali. Per gli abitanti
della regione oggi svizzera, del resto, il centro importante a cui riferirsi rimane, a soli
10 chilometri dal confine, Chiavenna, non certo Coira, molto più lontana e raggiungibile
solo valicando i passi del Settimo anticamente o quelli del Maloja e dello Julier in
seguito, fino a oggi.

A conferma dei rapporti costanti tra gli abitanti delle due parti della valle e della antica
gravitazione di quelli a monte su Chiavenna resta la lingua italiana tuttora parlata nella
Bregaglia svizzera.

Solo dopo che i paesi a monte del Lóvero e della Casnaggina, i due torrenti che segnano
oggi il confine di stato tra Villa di Chiavenna in Italia e Castasegna in Svizzera, abbracciarono la Riforma protestante, diffusa peraltro da fuorusciti italiani, le divisioni
si acuirono, anche se le relazioni commerciali e umane tra le due parti non si
interruppero mai. Iniziative come lnterreg si sono rivelate fondamentali per ritessere una serie di relazioni che, per tante ragioni, non ultime le travagliate vicende di guerra che hanno caratterizzato la storia italiana nella prima metà del ‘900, si erano andate intiepidendo.

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