1.6.12

Territorio

Arte e storia in Bregaglia italiana

Valicato il confine, si incontra Villa di Chiavenna, nome che abbraccia una serie di
frazioni e che fino al 1861 fu Villa di Piuro. Al comune di Piuro appartenne fino al 1584, quando se ne staccò. Tre le frazioni a sud, sul versante sinistro della valle, San Barnaba prende il nome dalla chiesa dedicata allo stesso santo insieme a san Martino, già esistente nel XII secolo, che custodisce al suo interno un prezioso affresco trecentesco dell’Ultima Cena. Più a est è l’abitato di Chete, la cui chiesetta-santuario della Madonna della salute fu finanziata dagli emigranti a Venezia, che dalla laguna importarono anche quella particolare devozione mariana. Poco più in alto è Canete, a quota 726, con la chiesetta dell’Addolorata del 1766.

Procedendo verso Chiavenna sullo stesso versante, nella frazione Giavéra fu eretta nel 1641 la chiesetta dell’Immacolata, mentre la parrocchiale di San Sebastiano, che conserva pregevoli dipinti, fu costruita sul versante opposto nel 1454 e ristrutturata nel 1731. Alle spalle è la località Motta, con il principale nucleo di crotti nel territorio comunale. Sotto, in località Ponteggia, è un antico torchio, restaurato e visitabile, tra costruzioni tipiche “a càrden”, cioè con base in muratura e il resto in legno a incastri.

Lungo la statale del Maloja n. 37, che si dirige verso Chiavenna, è il caratteristico Sasso del drago, cavità naturale di forma allungata, sulla quale è fiorita una leggenda, secondo la quale un drago che stava in quel punto della valle, dove c’è posto solo per la strada e per il fiume, mangiò tutto il sale trasportato su un carro di passaggio e per la sete bevve e bevve, prosciugando il fiume… fino alla sorgente, ma si gonfiò tanto che, fermatosi vicino alla roccia incombente nei pressi, scoppiò, lasciando la sua impronta.

Adiacente al Sasso del drago è la roccia attrezzata, molto frequentata da rocciatori italiani e svizzeri.

Siamo al confine a monte del comune di Piuro, che inizia con la frazione Santa Croce, caratterizzata da antiche case lungo la vecchia strada, da un torchio da vino aperto al pubblico, dalla Ca de la giüstizia o Pretorio, costruito nel 1642 in seguito alla distruzione di quello in Piuro, decorato anche esternamente da una serie di stemmi di podestà grigioni e relative scritte latine elogiative. Nei pressi sorge una delle poche chiese rotonde in Italia, dedicata alla Invenzione della croce e risalente al XII secolo. Al suo interno conserva una pregevole ancona o altare ad armadio, con statue e dipinti, firmati dal tedesco Ivo Strigel di Memmingen e datati 1499. È uno degli esempi meglio conservati in tutto il territorio dell’attuale provincia di Sondrio. Alcuni affreschi quattro- cinquecenteschi, già sulla parete esterna della stessa chiesa rotonda, sono stati strappati e sono conservati nella chiesa parrocchiale di San Martino ad Aurogo, posizionata di fronte aquesta, sulla sponda opposta della Mera, raggiungibile attraverso un ponte a schiena d’asino datato 1555.

Questa è la chiesa che conserva i dipinti più antichi dell’intera provincia di Sondrio, risalendo gli stessi, come del resto la chiesa, all’XI secolo. Elegante e snello il coevo campanile a cinque ordini di bifore. È la patria dei marroni più tipici di tutta la provincia, quelli appunto di Sancta Croce, di cui già parla Ortensio Landi nel ’500 in una sua opera.

Scendendo si incontra lo stabilimento delle acque minerali, già birrificio, e la frazione Borgonuovo, che ricorda nel nome il fatto di essere sorta dopo che la frana seppellì Piuro, che era situata sul versante opposto della valle. La storia di Piuro è proverbiale in Valchiavenna, tanto che per datare qualcosa di antico si usa la locuzione “ai tempi di Piuro”. Il borgo, già comune unico con Chiavenna nel XII secolo, se ne staccò, divenendo autonomo e crebbe economicamente, tanto da avere ai tempi della frana un estimo maggiore di quello di Chiavenna, nonostante contasse la metà degli abitanti. Subito dopo la frana, accaduta verso le ore 19 di quel 4 settembre, cominciarono gli scavi per recuperare possibili sopravvissuti, ma le cronache dicono che solo quattro si salvarono perché temporaneamente fuori dall’abitato, mentre molti altri sopravvissero perché lontani da Piuro o per commercio o per ragioni di studio in Austria e Germania, oltre che in Italia.

Quando cominciarono gli scavi per il recupero di cose, fu impiegato un centinaio di persone al giorno e furono recuperati beni, in particolare le campane, alcune delle quali, trovate intatte, sono tuttora sul campanile di Prosto, mentre un’altra, fusa dai lorenesi nel 1598, una volta fessa, è ora esposta nella cappella davanti al Museo di Piuro a Sant’Abbondio. In questo museo, allestito nel 1972 nell’edificio delle scuole elementari di Borgonuovo dall’Associazione italo-svizzera per gli scavi di Piuro, quindi trasportato nelle sacrestie della chiesa di Sant’Abbondio, sono esposti i reperti degli scavi promossi dalla stessa associazione nel 1963, 1966 e 1988. Ora si impone una sua nuova sistemazione, sia per poter ampliare gli spazi espositivi, sia per disporre di adeguati servizi. Da anni è allo studio l’acquisizione di un edificio in prossimità dell’area scavi del 1963 e 1966, a suo tempo donata dall’Associazione stessa al Comune. La costruzione, adeguatamente restaurata, si presta egregiamente allo scopo.

È in questa direzione che l’Associazione italosvizzera, in stretta collaborazione con il Comune di Piuro e con il Centro di studi storici valchiavennaschi, sta lavorando, al fine di dotare Piuro di una sede museale degna della gloriosa e tragica storia del borgo scomparso, che tanto interesse suscita in Italia, ma anche in Svizzera, essendo appartenuto al tempo della rovina ai Grigioni, poi divenuti elvetici.

Poco oltre, in località “I capèli”, è l’absidiola poligonale di una cappella, iniziata nel 1662 e mai terminata, sul luogo della frana.

Un’altra area importante è costituita dalla località Belfòrt, in cui sopravvivono notevoli rustici di un palazzo, probabilmente appartenente alla famiglia Vertemate Franchi. Acquisito dall’Associazione italo-svizzera, è stato oggetto di una serie di interventi per renderlo l’area sicuro e visitabile. L’anno scorso si è tenuta, in occasione dell’anniversario della frana, un teatro da parte della compagnia “I guitti” di Brescia sulla frana del 1618 e quest’anno è stato organizzato un grande concerto con brani tratti dall’opera del tedesco Seyffard, composta appositamente per Piuro e data in prima assoluta in Italia con la partecipazione delle Corali di Prosto e Laurenziana di Chiavenna, dell’orchestra dei Fiati di Valtellina e con cinque solisti italiani e svizzeri. Ambedue le manifestazioni hanno avuto repliche, con notevole successo di pubblico giunto dall’Italia e dalla Svizzera. Anche tale area necessita di una serie di interventi per migliorarne la fruibilità da parte del pubblico e per l’organizzazione in sito di manifestazioni culturali. Sul versante opposto si possono visitare i luoghi delle antiche cave di pietra ollàre con diffuse incisioni rupestri medievali.

La storia di Piuro coinvolge anche le frazioni lungo il versante destro della valle. Innanzi tutto Savogno, villaggio posto a 932 metri di quota, da ormai cinquant’anni non più permanentemente abitato. Lassù tuttavia, nonostante sia raggiungibile solo da due ripidi sentieri dal fondovalle, rimane aperto tutto l’anno un ristorante grazie alla frequentazione da parte di Italiani e, in particolare, di svizzeri, che raggiungono la località attraverso una comoda stradina in quota. Il paese offre un patrimonio storico- architettonico di prim’ordine e costituisce in valle il nucleo più ricco e importante per lo studio dell’architettura spontanea con utilizzo di pietra e legno. Accanto alla chiesa, costruita nel 1465, è lo snello campanile di stile lombardo, eretto vent’anni dopo, come dice la data incisa sull’architrave; è l’unico in Valchiavenna ad avere conservato intatto il carattere quattrocentesco, forse opera dell’ingegnere piurasco Guglielmo Volpe Ponzoni, che era anche al servizio degli Sforza di Milano. Qui fu viceparroco da prete novello il beato don Luigi Guanella, originario della Valchiavenna, precisamente di Fraciscio di Campodolcino in val San Giacomo, il quale il 23 ottobre 2011 sarà beatificato da papa Benedetto XIV.

Nelle vicinanze è Dasìle, la cui chiesa dedicata a San Giovanni Battista, è una delle due erette a spese di emigrati locali a Venezia. Questa risale al 1689, mentre l’altra – il santuario della Madonna della salute a Chete di Villa di Chiavenna – è del 1716. Valicando quei monti delle Alpi Retiche si raggiunge la Val di Lei, ancora appartenente al Comune di Piuro, nonostante si trovi già sul versante nord, dove tra l’altro nasce un ramo del fiume Reno che si getterà nel Mar del Nord.

Un’altra frazione di Piuro, che ne ricorda la rovina anche nel nome, è Borgonuovo, sorto sul versante destro della valle, nei pressi della cascata dell’Acquafraggia, di cui si è già parlato a proposito delle acque. In località Sant’Abbondio è il cinquecentesco campanile solo nella valle, essendo la chiesa stata minacciata dal torrente Valledrana, che scende da nord, nel 1654, nel 1658 e soprattutto il 19 luglio 1663, quando perirono undici persone, e ancora nel 1697, per essere definitivamente travolta nel 1755. In sostituzione fu costruita, più a nord-est, sotto il pendio, una seconda chiesa di Sant’Abbondio, consacrata nel 1763 , nelle cui sacrestie ha sede il museo degli scavi di Piuro. Ricca di storia è Prosto, frazione situata più a valle e confinante con il Comune di Chiavenna. Alla chiesa parrocchiale di Santa Maria si accede attraverso un ponte sulla Mera a schiena d’asino del 1643.

È una delle chiese barocche più ricche della Valchiavenna, decorata a spese di Marcantonio Lumaga, banchiere piurasco a Parigi e Lione, che inviò una serie di tele della scuola di Jacques de Létin con scene della vita della Madonna. Pregevoli sono gli intagli di Giovanni Albiolo di Bellagio dell’ultimo decennio del ’600: un ricchissimo confessionale gemino e gli stalli corali. Ricca l’argenteria, tra cui un calice in argento cesellato e dorato del 1588, trovato nel 1620 scavando nella zona della Piuro, due croci astìli, pure in argento sbalzato e cesellato, l’una del ’600 e l’altra del 1705, oltre a una statuina di Madonna con bambino in argento massiccio del 1508, giunta da Norimberga. Completano alcune cappelle laterali, la cui costruzione fu finanziata nel ’600 da emigrati piuraschi in Boemia.

A lato della chiesa è l’edificio dell’Ospitale dei poveri, costruito nel 1684 in sostituzione di quello sepolto sotto l’antica Piuro, per le riunioni e l’archivio del Luogo pio che si occupava dell’assistenza dei bisognosi. Fu progettato da Giovanni Maria Quaglio di Laìno in valle Intelvi.

Nei pressi funziona tuttora un laboratorio artigiano, proprietà di Roberto Lucchinetti, che lavora la pietra ollàre, oltre al lino, di produzione propria. Nei pressi è il Mulino dove da secoli si produce il dolce più rinomato della Valchiavenna: ”i biscotìn de Próst”.

Procedendo verso Chiavenna, lungo la pista ciclo-pedonale che serve quasi tutta la valle, si incontra la località di crotti detta Belvedere, sul fiume Mera, dov’è un crotto- ristorante aperto al pubblico. In località Cortinaccio è il cinquecentesco palazzo Vertemate Franchi, voluto dai fratelli Guglielmo e Luigi. Si tratta di una villa, dal 1986 proprietà del Comune di Chiavenna, che ne ha fatto un museo aperto al pubblico. È considerata una delle più importanti della Lombardia, con saloni e salette affrescate con scene mitologiche o relative alle arti, con intagli e intarsi. Gli affreschi sono attribuiti ai fratelli Campi di Cremona. È accompagnato da una cappella dedicata alla Incoronata nel 1690. Nell’area di oltre 30 mila metri quadri è il vigneto, dove si produce il vino passito “Palazzo Vertemate”, il giardino all’italiana con peschiera, il frutteto, il castagneto e una serie di costruzioni agricole con il torchio da vino e la ghiacciaia.

Appartiene a Piuro anche l’abitato di Crana, a quota 558 metri, con chiesetta seicentesca dedicata a san Giuseppe, invocato per la protezione dai lupi che infestavano la zona e rapivano i bambini nelle culle, e a san Gregorio taumaturgo, protettore da frane e alluvioni. Di lassù si gode un’ampia vista sulla valle. Il torrente Pluviosa fa da confine tra il Comune di Piuro e quello, a valle, di Chiavenna con gli abitati di Campedello (la chiesa di Sant’Antonio e San Bernardo sorse nel ‘500), di San Carlo (già Crotti e Maina) e di Loreto (già Dragonera). In questi ultimi due casi la costruzione delle chiese agli inizi del ‘600 dedicate rispettivamente al Borromeo e alla Madonna “marchigiana” soppiantò il nome originario degli abitati.

Qui la val Bregaglia si apre su Chiavenna, borgo preromano, anticamente di grande importanza strategica e commerciale, trovandosi sulla direttrice Pianura Padana-Centro Europa. Con le sue numerose chiese, con il suo centro storico, rinato nel ’500, dopo che i Grigioni lo avevano bruciato nel 1486, con i suoi palazzi signorili, ornati da portali in pietra ollàre, date e scritte religiose in italiano e in latino, con le sue storiche fontane, con le sue raccolte piazze, con i suoi musei: dal Molino ottocentesco per paste a tre piani, tutto in legno, al Paradiso lungo la rocca geminadov’era il castello, diviso dalla Caurga, cava romana di pietra ollàre, e al Tesoro della collegiata con la famosa “Pace”, coperta di evangeliario del XII secolo, considerata uno dei pezzi più preziosi di oreficeria europea. Dal caratteristico porticato seicentesco, che recingeva la collegiata, il campanile e l’antico cimitero, si accede al battistero con fonte battesimale in pietra ollàre e sculture del 1156.

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