1.6.12

Territorio

Le vie di comunicazione

I transiti, soprattutto nell'età del bronzo e del ferro, erano facilitati  da valichi
accessibili e percorribili quasi senza problemi; la catena delle Alpi non si poneva come
un ostacolo tra un versante e l'altro e questo non impediva i rapporti tra gli abitanti di
una vallata e l'altra, anzi, spesso, date le difficili condizioni dei fondovalle paludosi, i
rilievi costituivano una zona di sicurezza su cui si era instaurata una fitta rete di itinerari
e collegamenti.

Le vie di comunicazione utilizzate all'interno delle Alpi in epoca preistorica, dirette
verso i grandi bacini fluviali del Nord, per quanto capillari potessero essere, non
rappresentavano però un  vero e proprio sistema viario. Infatti, solo dopo la conquista
romana del territorio alpino, avvenuta nel 16- 15 a.C. sotto l'imperatore Ottaviano
Augusto, fu istituita una rete di strade razionale ed efficiente per raggiungere con
facilità il limes danubiano, linea di confine con i Germani.
Il primo sistema viario pensato e realizzato attraverso le alpi centrali risale all’epoca
romana.

Le vie del Chiavennasco, come passaggi transalpini di lunga distanza hanno una lunga
storia: dalla possibile frequentazioni dei cacciatori raccoglitori paleolitici (tracce sono
state rinvenute nel Pian dei Cavalli) nell’ultimo decennio, a quelle degli uomini dell’Età
del Bronzo che sono invece testimoniate all’Alpe Borghetto (Comune di Madesimo); dal
“Coltello bronzeo a lama serpeggiante” emerso dalle acque di Montaspulga, alla “spada
di antenne” di Villa di Chiavenna; si giunge all’epoca romana con le prime, indicazione di un importante itinerario e con i primi toponimi, a testimonianza di un insediamento
funzionalmente legato ai transiti transalpini.

La prima testimonianza certa dell’esistenza di antiche vie nell’area è quella degli
itinerari di epoca  tardoimperiale: la Tabula Peutigeriana (Biblioteca nazionale austriaca
a Vienna) che comprende  itinerarium pictum, cioè dipinto, che risale agli inizi del terzo
secolo dopo Cristo, ritrovato in una copia medioevale dallo studioso Konrad Peutinger
nel XVI secolo, e due Itineraria Antonini; il primo (200 A.C.)  indirizzato all’itinerario da
Milano a Costanza attraverso lo Spluga  con un passaggio  Milano – Como -  Chiavenna
(Clavenna Tarvessedo  località incerta tra Campodolcino Madesimo o Isola) Cunnareu
(Passo dello Spluga) Lapidaria (località della Valle del Reno) Curia (Coira);  Itinerarium
Antonini, risale al secolo successivo, ed accanto all’itinerario della Via Spluga ripropone
l’itinerario del Settimo da Coira a Milano:   Milano – Como  Curia-  Summu Lacu -
Clavenna Mura (Castelmuro) Timetione. Comparve per la prima volta l’alternativa tra
due grandi itinerari Retici, che a fasi alterne, si accaparrarono il predominio di
importanza.

Il Septimer Pass, o Pass da Sett (2311 m.) fu utilizzato in epoca romana: a strada, seppur
piuttosto difficile, permetteva di attraversare le Alpi con una sola salita e discesa. Tale
caratteristica fece sì che essa fosse utilizzata finché il trasporto avvenne con le some:
fino agli inizi dell'Ottocento il passaggio dei valichi alpini avveniva infatti caricando sui
muli le merci e le carrozze smontate. I viaggiatori invece, montavano su slitte o
speciali ceste con stanghe o portantine. Alla fine del Trecento la strada del
Settimo fu in diversi punti rinnovata per permettere il  transito di  carri  molto
pesanti. La sua sede stradale era ampia e comoda ed il suo utilizzo comportava il
pagamento di un pedaggio. Per favorire i traffici mercantili, nel 1387 il cavalier

Giacomo da Castelmur, incaricato dal vescovo di Coira, fece costruire una strada
carreggiabile da Tinzen a Piuro. Ugualmente decisivo per la fortuna del Septimer fu il
ruolo dei cosiddetti "porti," cioè le corporazioni che detenevano il monopolio del
trasporto delle merci tra Coira e Chiavenna.
Nell'Ottocento, quando le strade dei maggiori passi vennero rese carrozzabili, il
Septimer rimase una mulattiera. Ciò segnò il suo lento ma inesorabile declino che
determinò anche la decadenza dell'antico ospizio di S. Pietro che sorgeva sul passo per
ospitare i viandanti. Proprio presso i ruderi dell'ospizio medioevale sono stati ritrovati
frammenti di ceramica ed una moneta d'argento di epoca romana.
Testimonianze dell'origine romana sono anche alcuni resti di fortificazione a nord-est di
Vicosoprano, risalenti a quel periodo, che lasciano intendere che la via passasse sul lato
destro della valle che risultava più sicuro.

Alcuni storici ritengono che proprio sul Septimer fosse passato il generale romano di
origine vandala Stilicone nel 401, come ricorda il poeta Claudiano nella sua opera De
bello Gothico.

L'importanza militare del passo è legata all'esigenza romana di dirigersi verso il nord,
non appena i generali romani si resero conto che le Alpi non costituivano affatto una
barriera insormontabile e sicura contro le invasioni barbariche e che, dunque, era
necessario controllare tutta la zona montuosa fin al Danubio.

La strada nella Val Bregaglia scorreva, come lascerebbero supporre alcuni resti di
fortificazioni, nei pressi di Vicosoprano sul lato destro della valle. Non si conoscono date
sicure per la costruzione di questa via, è certo, però, che il popolo bregagliotto - gli
antiche Bergalei, .Tiberio Claudio nella tavola bronzea di Clés, impone con un editto la
risoluzione di alcune controversie, forse di natura commerciale, tra Bergalei e Comaschi.
Da Muro, o meglio dall'odierna Casaccia, proseguendo verso est si poteva salire al passo
del Maloia lungo una via scoperta e studiata da Armon Planta: il Malogin, che con un ripido percorso di pochissimi tornanti, segnato da profonde rotaie incise nella roccia,
consentiva, sia pure con difficoltà, la salita di carri fino al passo.
Il tracciato del Maloia e dello Julier pare più antico rispetto alla via del passo Spluga,
infatti le tecniche di costruzione e di selciatura più accurate dimostrano che esso fu
realizzato in epoca più tarda, forse nel II secolo dopo Cristo.

Il sentiero storico denominato "Via Bregaglia" rappresenta l‘itinerario transfrontaliero di
fondovalle che da Maloja  giunge a Chiavenna attraverso i comuni di Maloja,  Casaccia
Vicosoprano,   Stampa-Borgonovo,   Bondo-Promontogno,  Castasegna Soglio per la parte
Svizzera  Villa di Chiavenna, Piuro e Chiavenna per la parte italiana.

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